La mia tesi di laurea sull’interpretazione della meccanica quantistica di Hans Reichenbach e poi gli studi sui rapporti tra fisica e filosofia, soprattutto alla luce degli sviluppi della scoperta del quanto d’azione di Planck, compiuti a Mosca prima all’università Lomonosov, sotto la direzione di Ja. P. Terleckij, e in seguito all’Accademia delle scienze dell’URSS, con la supervisione di V.A. Fock e M. E: Omelyanovskij, mi hanno condotto ad occuparmi della riformulazione del concetto di realtà fisica a opera, soprattutto, di Niels Bohr, Werner Heisenberg e Max Born e della posizione assunta in merito a essa dagli esponenti della scuola sovietica.
In relazione a questo tema ho cercato di mettere in luce come la teoria quantistica capovolga la definizione classica di “oggetto fisico” e ci costringa ad abbandonare l’idea che possa esistere una linea di demarcazione netta tra ciò che si descrive e il modo in cui lo si descrive. Questo ha ripercussioni rilevanti sul tipo di linguaggio che viene adottato, in quanto erode le basi della convinzione classica che, in un qualunque resoconto del risultato di una misurazione, tra l’oggetto di quest’ultima e la descrizione di quel risultato non dovesse e non potesse esserci nessun tipo d’interferenza, e quindi, in generale, che il risultato stesso dovesse necessariamente essere indipendente dalle condizioni di osservazione.
In un’opera del 1991, L’epistemologia contemporanea, analizzavo in dettaglio le conseguenze della caduta di questa convinzione rilevando, in particolare, che la nuova situazione determinatasi “vale a mettere in luce come il referente di un discorso non sia la realtà, bensì la sua realtà, vale a dire ciò che il discorso medesimo sceglie, seleziona e istituisce come realtà. Alla luce di questa distinzione, la posizione del referente appare ambigua e problematica: per un verso esso dev’essere esterno al discorso, per l’altro dev’essere inscritto in quest’ultimo […]. Questa vaghezza e labilità della funzione referenziale contribuisce non poco a mettere in forse la legittimità della distinzione, che abitualmente siamo portati a compiere all’interno di ogni enunciato, tra segmenti referenziali (destinati, appunto, a far riferimento agli oggetti di cui si parla e ad operare, da soli, questa referenza, indipendentemente dal resto della frase) e segmenti descrittivi (il cui ruolo, invece, dovrebbe essere quello di descrivere le proprietà o il comportamento degli oggetti ai quali i segmenti precedenti si riferiscono”.
Questa “catena di causalità circolare” che produce un’interferenza tra ciò che si descrive e il modo in cui lo si descrive, e dunque tra l’oggetto su cui verte il discorso e il soggetto che ne parla, assegna all’atto di “instaurare una funzione referenziale” il compito di concentrare l’attenzione su determinate proprietà e di selezionare associazioni con certi altri oggetti, piuttosto che con altri, e quindi di far rientrare l’oggetto medesimo all’interno di una prospettiva influenzata in misura tutt’altro che trascurabile dalle “condizioni di osservazione”, e in particolare dagli orientamenti prevalenti dell’osservatore e dagli “strumenti” linguistici e concettuali di cui dispone.
L’interesse per questo problema della “mediazione linguistica” mi ha indotto ad occuparmi della questione del rapporto tra scienza e “senso comune”, legandola al problema della disponibilità di linguaggi che consentano anche al profano di orientarsi, in qualche modo, nei meandri della ricerca scientifica e che possono essere chiamati, proprio perché sono destinati a fungere da “interfaccia” tra quest’ultima e una più vasta platea di destinatari, “linguaggi di mediazione”.
Nei confronti di questi linguaggi spesso, dall’interno del mondo della scienza, viene manifestato un aperto scetticismo, determinato dalla convinzione che qualsiasi tentativo di esprimere i contenuti e i concetti che caratterizzano la chimica, la fisica, le scienze biologiche ecc. in parole che non appartengano al lessico specifico di queste discipline non possa che sfociare in una sensibile alterazione e in un’inevitabile cattiva interpretazione di questi contenuti. Io sono convinto, al contrario, che l’uso di questi linguaggi possa consentire a queste discipline di perdere molto della loro emarginazione specialistica e di divenire così patrimonio culturale di massa, senza per questo scadere nell’imprecisione e nelle distorsioni. Non solo, ma esso, se ben indirizzato, può condurre all’acquisizione di strumenti di lavoro tutt’altro che irrilevanti negli specifici campi di riferimento e può favorire un’apertura mentale che ha valore e significato generali.
Va a questo proposito ricordato che a mano a mano che i sistemi scientifici e tecnologici diventano più complessi e i loro componenti più strettamente correlati, il problema della ricerca dell’equilibrio fra fattori eterogenei o addirittura incommensurabili, che era un tempo marginale per la ricerca, si sposta sempre più al centro. Questo spostamento segnala ed evidenzia la necessità, ormai imprescindibile, di far convergere sui problemi, oggetto di analisi e di intervento, più punti di vista, anche molto diversi tra loro. Non a caso la caratteristica fondamentale di quella che oggi viene usualmente chiamata la “società della conoscenza” è quella di mettere quanto più possibile e nel modo più rapido ed efficiente in comunicazione persone o gruppi di persone e di considerare il know-how e le competenze tecniche come risultati che emergono e vengono sviluppati nell’ambito di un processo d’interazione e di condivisione all’interno di sottogruppi e di reti di cooperazione intersoggettiva. Questa impostazione sta influenzando lo stesso modello d’innovazione, che non viene più visto come processo lineare che procede attraverso passi ben definiti, bensì alla luce di un modello “chain-link”, secondo il quale le idee innovative possono provenire da diverse sorgenti e si affacciano con tanto maggiore facilità e ricchezza quanto più queste sorgenti ( ricerca scientifica, ovviamente, ma anche nuove tecniche di produzione, nuove esigenze di mercato ecc.) vengono poste in comunicazione reciproca. E questo processo di comunicazione, per essere significativo e foriero di risultati proficui, esige la capacità di identificare caratteristiche comuni in campi differenti e di portare alla luce analogie a priori impensabili, così che idee generali possano essere elaborate ed applicate a situazioni fra loro a prima vista assai differenti. A un simile risultato non si potrà però mai pervenire senza la disponibilità di elementi aggreganti tra ricercatori operanti in campi disciplinari diversi e di linguaggi che consentano agli uni di farsi una qualche rappresentazione non banale dei punti di vista, delle impostazioni e degli approcci ai problemi degli altri.
Naturalmente questa rappresentazione deve essere giustificata: non deve far perdere di significatività al problema originario, deve conservarne le proprietà teoriche fondamentali e pur tuttavia deve risultare comprensibile anche da parte di coloro che non hanno consuetudine e famigliarità con le specifiche questioni da affrontare e risolvere nel campo di ricerca al quale appartiene il problema in esame. La sintesi fra queste due esigenze non è facile e richiede uno sforzo congiunto di operatori provenienti da matrici disciplinari differenti e una diversa mentalità, che deve fare i conti con le esigenze della ricerca in team, con la necessità di trovare un equilibrio fra vari punti di vista e tra obiettivi diversi. Per acquisire questo nuovo quadro di riferimento non si può procedere “per sommatoria” o “per aggiunta”, accatastando l’uno sull’altro, in modo casuale e senza un disegno preciso e un progetto coerente, “pezzi” di formazione e componenti di specializzazione diversi. Occorre invece procedere con una politica sottile d’intersezione, d’incastro, organizzando e mettendo in pratica processi formativi e di ricerca basati sul confronto tra prospettive diverse e sperimentando, anche nell’ambito di questi processi, strategie d’interazione complesse. E’ proprio qui, in questi incastri e intersezioni, che emerge l’insostituibile funzione euristica dei linguaggi di mediazione, cioè degli unici strumenti di cui disponiamo per uscire dalla logica di specialismi rigidamente chiusi in se stessi e di garantire un minimo d’interazione e di scambio dialogico tra soggetti individuali e collettivi, portatori d’istanze, prospettive, esigenze e valori diversi.
In questo caso e per questo aspetto, dunque, i linguaggi della mediazione non hanno nulla a che vedere con la tradizionale divulgazione scientifica, di cui abbiamo parlato in precedenza, e assumono invece una funzione di cerniera, di “interfaccia” tra prospettive teoriche diverse che appare sempre più importante e decisiva ai fini della crescita della conoscenza scientifica, in quanto funge da elemento catalizzatore e propulsivo per lo sviluppo di quei “ponti sottili” tra le due culture, e tra singoli campi all’interno di ciascuna di esse, che nell’attuale società della conoscenza e di fronte alla crescente irruzione della complessità costituiscono un patrimonio ormai irrinunciabile.
Questo processo, in virtù del quale non solo il linguaggio, ma anche il pensiero si presentano come strumenti interattivi, tesi alla costruzione di uno sfondo il più possibile condiviso tra soggetti che partono da punti di vista magari profondamente diversi, pone problemi nuovi che hanno stimolato più ambiti (filosofia della conoscenza e dell’azione, logica, informatica, economia) a studiare, a partire dagli anni ’80, modelli atti a rappresentare l’interazione di più agenti, capaci sia di conoscere, sia di agire. In tali contesti risulta essenziale sviluppare un’articolata strumentazione razionale, che permetta a questi agenti di rappresentare conoscenze, di eseguire inferenze, di applicare diverse modalità comunicative e, infine, di pianificare azioni, in quanto singoli, ma anche in quanto gruppo con i connessi problemi di coordinazione. E’ in questo senso ad esempio che vanno le ricerche, dedicate a quelle che vengono sempre più spesso chiamate le forme di “intelligenza connettiva”. In seguito a questi sviluppi il pensiero diventa sempre più una modalità di connessione e collaborazione tra persone diverse, il risultato di una condivisione con la famiglia, con l’impresa, con gli amici ecc. cioè un fenomeno di gruppo.
L’importanza e l’attualità di questo nuovo filone di ricerca sono confermati anche dallo sviluppo, nell’ambito della logica formale, di teorie sistemiche per sistemi multiagente -formalmente dei sistemi multimodali, che possono incorporare anche una dimensione temporale- le quali prevedono la possibilità, da parte di ciascun agente, di ragionare sulle proprie conoscenze e su quelle altrui, e permettono l’identificazione di conoscenze distribuite (distribuite knowledge) o condivise da un gruppo di agenti (common knowledge). Nelle logiche dei sistemi multiagente, un aspetto molto interessante è l’introduzione di operatori common knowledge mediante i quali si esprime il fatto che tutti i membri di un gruppo di agenti sanno qualcosa, e ciascuno sa anche che tutti gli altri sanno questo, ecc. Vengono introdotti anche operatori di “conoscenza distribuita” mediante i quali si evidenzia che gli agenti sanno qualcosa “insieme”, cioè una forma di conoscenza collettiva, o connettiva come forse è più corretto e pertinente chiamarla.
Qui di seguito l’elenco completo delle Pubblicazioni
1. Alcuni aspetti dello strutturalismo, in L. Geymonat, Storia del pensiero filosofico e scientifico, vol. VII, Garzanti, Milano, 1976, pp. 40-77;
2. Louis Althusser, in L. Geymonat, Storia del pensiero filosofico e scientifico, cit., pp. 78-126;
3. La mediazione linguistica. Il rapporto pensiero-linguaggio da Leibniz a Hegel, Feltrinelli, Milano, 1980;
4. Scene da un matrimonio: la difficile convivenza di epistemologia e storia della scienza, in S. Tagliagambe e
A. Di Meo ( a cura di), Scienza e storia, Editori Riuniti, Roma, 1980, pp. 27-50.
5. Come si è formata (e a che cosa serve) l’idea di progresso, ‘Scientia’, vol. 116, I-IV, 1981;
6. I linguaggi della scienza, ‘Scientia’, vol. 116, IX-XII, 1981;
7. Pensiero e linguaggio in Hegel, ‘Quaderni dell’Istituto della Volpe’, n. 3, 1982;
8. La perception visuelle comme métaphore, ‘La pensée’, n. 230, 1982;
9. Una problematica nuova alleanza tra scienza e cultura, ‘Critica marxista’, n. 1, 1982;
10. Figure dell’epistemologia contemporanea, ‘Laboratorio’, 1984, n.10-11, pp. 87-118;
11. La funzione epistemologica della categoria di materia, in C. Mangione (a cura di), Scienza e filosofia, Garzanti, Milano, 1986, pp. 331-357;
12. Zritel’noe vosprijatie kak metafora (La percezione visiva come metafora), ‘Voprosy filosofii’, 1985, 10, pp. 123-132;
13. La rinascita della filosofia e della storia della scienza in Italia nel ‘900, in A.A.V.V., La scienza tra filosofia e storia nel Novecento, Edizioni della Presidenza del Consiglio dei Ministri, Roma, 1987, pp. 661-691;
14. La semantica dei mondi possibili: lettura del “Cavaliere inesistente” di Italo Calvino, in G. Cerina ( a cura di), Leggere il romanzo, Bulzoni, Roma, 1988, pp. 9-44;
15. Oggetto scientifico e filosofia della scienza, ‘Critica marxista’, 2, 1990, pp. 5-21;
16. Il concetto di “intersoggettività” nell’analisi epistemologica, in G. Giorio (a cura di), Dall’intersoggettività alla reciprocità. Nuove risposte ai bisogni umani della società tecnologica, CEDAM, Padova, 1990, pp. 1-15;
17. Postneopositivismo e crisi della modernità, ‘Annali della Facoltà di Economia e commercio di Cagliari’, Franco Angeli, Milano, 1991, pp. 9-42;
18. Epistemologia: la linea di confine, ‘Campo’, N.2, 1991,pp. 17-21;
19. L’epistemologia contemporanea, Editori Riuniti, Roma, 1991, pp. 1-346;
20. Le rivoluzioni scientifiche e il concetto di confine fra tradizione e innovazione, in A. Di Meo, A. Postigliola, G.E. Viola,Il concetto di rivoluzione. Scienza, storia, epistemologia, Istituto della Enciclopedia Italiana, Roma, 1991, pp. 35-54;
21. Filosofia, scienza, realtà e verità, in ‘Scienza & Tecnica’, Annuario della EST, 91/92, pp. 345-355;
22. Quando Einstein faceva i puzzle, ‘Dimensione Energia’, n. 50, gennaio-febbraio 1992, pp. 69-77;
23. Ludovico Geymonat, filosofo della contraddizione, in A.A.V.V., Omaggio a Ludovico Geymonat, Muzzio, Padova, 1992, pp. 61-96;
24. Filosofia, scienza e verità. Simboli e immagini della scienza, ‘Metaxù’, n.13, 1992, pp.18-40;
25. La felicità della scoperta, ‘Nuova civiltà delle macchine’, n.1., 1993, pp. 48-62;
26. I puzzle di Einstein, ‘Res’, n.5, 1993, pp.40-43;
27. Evento, confine, alterità, ‘Atque’, n. 7, 1993, pp. 11-44;
28. L’insieme globale, ‘Dimensione Energia’, n. 60, settembre-ottobre 1993, pp. 45-55;
29. La crisi delle teorie tradizionali di rappresentazione della conoscenza, in G. Maciocco (a cura di) La città, la mente, il piano. Sistemi intelligenti e pianificazione urbana, Franco Angeli, Milano, 1994:
30. Filosofia aristotelica, retorica e scienza contemporanea, ‘Nuova Civiltà della macchine’, 1994, n.1, pp. 167-191;
31. I presupposti dell’anarchismo epistemologico di Paul Feyerabend , ‘Atque’, n.10, 1995, pp.53-76;
32. La critica dell’impostazione tradizionale dei rapporti tra conoscenza e azione, in S. Marcucci (a cura di), Scienza e filosofia. Problemi teorici di storia del pensiero scientifico. Studi in onore di Francesco Barone, Giardini, 1995, pp. 85-122;
33. Filosofia, scienza, verità, ‘Nuova civiltà delle macchine”, XIII, 1-2 1995, pp. 81-98;
34. Oltre la “strategia del ragno”, in A. Cadeddu (a cura di), Filosofia, scienza, storia. Studi in onore di Alberto Pala, Franco Angeli, Milano, 1995, pp. 1-28;
35. Dibattito epistemologico e scienze sociali: note per una discussione, in G. Sabattini (a cura di), Economia al bivio. Seminari sui fondamenti dell’economia politica, Franco Angeli, Milano, 1995, pp. 35-60;
36. Filosofia e scienza: l’influenza di Leibniz in Europa, in G.P. Brizzi e J. Verger (a cura di), Le università dell’Europa. Le scuole e i maestri. L’età moderna, RAS, Milano, 1995, pp. 239-257;
37. Creatività, ‘Atque”, N.12, 1996, pp. 25-46;
38. Guardare il mondo con gli occhi dell’ecologia, in E. Tiezzi eN. Marchettini, Oltre l’illuminismo, CUEN, Napoli, 1996, pp. 49-90;
39. La lanterna della scienza, Prometeo, n. 54, giugno 1996, pp. 90-106;
40. Realismo ed epistemologia del confine, in F. Minazzi (a cura di), L’oggettività della conoscenza scientifica, F. Angeli, Milano, 1996, pp. 199-269;
41. Le premesse di un’epistemologia dell’interdisciplinarità, in G. Maciocco ( a cura di) La città in ombra. Pianificazione urbana e interdisciplinarità, Franco Angeli, Milano, 1996, pp. 67-97;
42. La mente come realtà di confine, ‘Sapere’, 1996, n.4, pp. 27-33;
43. Epistemologia del confine, Il Saggiatore, Milano, 1997;
44. Epistemologia del cyberspazio, Demos, Cagliari, 1997;
45. L’albero flessibile. La cultura della progettualità, Masson, Milano, 1997;
46. L’identità come bricolage temporale, Pluriverso, 4, 97, pp. 21-32;
47. L’identità è il destino dell’uomo, ‘Atque’, 16, 97-98, pp. 93-125;
48. Il caso: elemento di disturbo o opportunità? , in M. Cini, a cura di, Caso, necessità, libertà, Cuen, Napoli, 1998, pp. 101-127;
49. Percezione individuale e intelligenza collettiva, ‘IF’, Rivista della Fondazione IBM Italia, n.2, 1998, pp. 86-97;
50. S. Tagliagambe (a cura di), Il profilo del tempo, ‘Nuova civiltà delle Macchine’, Anno XVII, 1999, n. 1;
51. Scienza ed etica: progetti per un incontro, in F. Manti (a cura di), Sfide morali di fine secolo. Incertezze, verità e valori alle soglie del terzo millennio, ‘Quaderni di Bioetica’, Macro Edizioni, Cesena, 1999, pp. 107-126
52. Rete e conoscenza collettiva, in C. Crespellani Porcella, S. Tagliagambe, G. Usai (a cura di), La comunicazione nell’era di Internet, Fondazione IBM-Etas, Milano, 2000, pp. 87-135
53. La mente tra approccio naturalistico e simbolico, in S. Gozzano, (a cura di) I volti della mente. Coscienza, cervello e calcolatori, CUEN, Napoli, 2000, pp. 35-82
54. La vittoria di Babele. Dalla filosofia naturale alla separazione dei linguaggi,‘ Civiltà delle macchine’, anno XVIII, n. 4, 2000, a cura di S. Tagliagambe;
55. Reti e rappresentazione della conoscenza, ‘Nuova Secondaria’, n. 4, 15 dicembre 2001, anno XIX, pp. 19-22;
56. Scienza, Etica, Politica, ‘Civiltà delle macchine’, anno XIX, n°2-2001, pp. 23-60;
57. Una rivoluzione nella conoscenza, ‘Rassegna dell’Istruzione’, n.3-4, 2001, pp. 16-25;
58. L’intelligenza come realtà di confine, in M. D’Agostino, G. Giorello, S. Veca, a cura di, Logica e politica, Il Saggiatore, Milano, 2001, pp. 255-286;
59. L’inizio: dal fondamento alla circolarità dei percorsi, in A.A.V.V. L’inizio, Raffaello Cortina Editore, Milano, 2002, pp. 67-90;
60. Il sogno di Dostoevskij. Come la mente emerge dal cervello, Raffaello Cortina Editore, Milano, 2002;
61. G. Boniolo, M.L. Dalla Chiara, G. Giorello, C. Sinigaglia e S. Tagliagambe (a cura di), Filosofia della scienza, Cortina, Milano, 2002;
62. Scienza e tecnologia: l’etica e l’artificiale, in C. Botti e F. Rufo (a cura di), Bioetica:discipline a confronto, Ediesse, Roma, 2002, pp. 255-284;
63. Il valore della complessità nella ricerca scientifica, in P. Fadda, Concezione dei progetti di trasporto in ambiente sistemico, Rubbettino, Roma, 2002, pp. 19-43;
64. Ludovico Geymonat: la tecnica come pensiero critico, in ‘Nuova Civiltà della macchine’, anno XXI, n°1, 2003,Ludovico Geymonat, filosofo del rinnovamento, a cura di S. Tagliagambe, pp. 118-154:
65. Empatia e rappresentazione della conoscenza, ‘Atque’, n.25-26, maggio 2003, pp. 35-72;
66. From Truth to the“Coupling Relation” between internal and external information, in R. Dottori (ed.), The legitimacy of truth, ‘Yearbook of philosophical hermeneutics’, 1/2002, LIT VERLAG, Münster-HamburgLondon, 2003, pp.211-240;
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69. Francesco Barone: il gusto dell’equilibrio tra filosofia, scienza e tecnologia, in ‘Nuova Civiltà della macchine’, anno XXI, n°4, 2003, pp. 65-95;
70. L’eredità culturale e politica di L. Geymonat, in AAVV, Il pensiero unitario di Ludovico Geymonat, Edizioni Nuova Cultura, Teramo, 2004;
71. La rete e la complessità, ‘Iride’, Il Mulino, Bologna, n. 41, aprile 2004, pp. 135-148;
72. L’organizzazione spaziale della “Commedia” e il suo significato filosofico, in F. Tateo e D. M. Pegorari, Contesti della “Commedia”. Lectura Dantis Fridericiana, Palomar, Bari, 2004, pp. 199-254;
73. Il progetto come risultato di un programma di ricerca, ‘Territorio’, 28, 2004, pp. 121-128;
74. Epistemologiae materialismo dialettico per L. Geymonat, in AAVV, Materialismo dialettico e conoscenza della natura, Aracne, Roma, 2004, pp. 131-195:
75. Gli aspetti teorici della ricerca scientifica, in M. Bertoldini, a cura di, La cultura politecnica, Bruno Mondadori, Milano, 2004, pp. 39-68;
76. Mente e cervello. Un rapporto problematico, in M. Fimiani, V. Gessa Kurotschka, E. Pulcini, Umano, postumano, Editori Riuniti, Roma, 2004, pp. 157-194;
77. Epistemologia della condivisione, in M. Bertoldini, A, Campioli, A. Mangiarotti,a cura di, Spazi di razionalità e cultura del progetto, Clup, Milano, 2004, pp. 89-129;
78. Le due vie della percezione e l’epistemologia del progetto, Franco Angeli, Milano, 2005;
79. R. Giuntini, F. Paoli, S. Tagliagambe, Organisation of knowledge and criticalthinking: Mangione’s contribution to logic, in E. Ballo, M. Franchella (ed.), Logic and Philosohy in ItalyPolimetrica, Monza, 2006, pp. 106-122;
80. Cultura classica e cultura tecnologica: un dialogo possibile, in U. Cardinale, a cura di, Essere e divenire del “Classico”, UTET, Torino, 2006, pp. 64-89:
81. Figure della mancanza, in ΤΟΠΟΣ e PROGETTO. La mancanza, Gangemi, Roma, 2006, pp. 91-104:
82. Come leggere Florenskij, Bompiani, Milano, 2006;
83. La formazione della persona, ‘Ideazione’, n.6, 2006, pp. 71-77;
84. Dall’intelligenza individuale all’intelligenza connettiva, in M. Bertoldini, a cura di, La cultura politecnica 2, Bruno Mondadori, Milano, 2007, pp. 17-32;
85. 174) L’epistemologia del progetto come cultura della complessità, in M. Bertoldini, a cura di, La cultura politecnica 2, Bruno Mondadori, Milano, 2007, pp. 117-151;
86. Estategar: principi basilari per l’elaborazione di una teoria strategica. ‘FISEC-Estrategias’ Revista académica del Foro Iberoamericano sobre Estrategias de Comunicación -Facultad de Ciencias Sociales de la Universidad Nacional de Lomas de Zamora, Año III, Número 6, Vdossier, pp.3-130-ISSN1669-4015 (09-04-2007) URL del Documento :http://www.cienciared.com.ar/ra/doc.php?n=605URL de la Revista: http://www.fisec-estrategias.com.ar
87. La tecnica come proiezione degli organi e il mondo intermedio, in B. Antomarini-S.Tagliagambe (a cura di), La tecnica e il corpo. Riflessioni su uno scritto di Pavel Florenskij, Franco Angeli, Milano, 2007, pp. 58-88;
88. Il progetto e il mondo intermedio, in A. Piva, F. Bonicalzi, P. Galliani, Archtiettura e politica, Gangemi, Roma, 2007, pp. 49-59;
89. Rovesciamento e mondo intermedio: l’epistemologia del simbolo di Pavel Florenskij, in P. Maninchedda, a cura di,Recensioni e biografie. Libri e maestri. Atti del 2° seminario del centro di studi filologici sardi. Alghero 19/20 maggio 2006, CUEC, Cagliari, 2007, pp. 105-149;
90. L’identità come confine, in ‘Mediazione familiare sistemica’, n. 5/6, ottobre 2007, pp. 15-43;
91. Genesi e dintorni del concetto di spazio, in ‘Moderna’. Semestrale di teoria e critica della letteratura, IX, 1-2007, pp. 27-44.
92. Saperi in rete, ‘La Rivista dei libri’, anno XVIII, n°1, gennaio 2008, pp. 33-37;
93. Il triennio “cagliaritano” di Ludovico Geymonat: Le radici del rovesciamento di prospettiva, in L. Geymonat,Scritti sardi. Saggi, articoli e interviste, a cura di B. Maiorca, CUEC, Cagliari, 2008, pp. 9-74;
94. Lo spazio intermedio, Università Bocconi Editore, Milano, 2008;
95. Il presente e l’ontologia delle relazioni, in P.F, Pieri (a cura di), Il presente, Moretti&Vitali, Bergamo, 2008, pp. 17-68;
96. Cultura classica e cultura tecnologica: un dialogo possibile, in U. Cardinale, a cura di, Nuove chiavi per insegnare il classico, Utet, Torino, 2008, pp. 238-264:
97. “Comunitarismo aperto ovvero libertà e spirito di relazione”, Postfazione a D. Antiseri-G. Giorello, Libertà. Un manifesto per credenti e non credenti, Bompiani, 2008, pp. 115-152;
98. Intervento di Silvano Tagliagambe, in P.Corsi, a cura di, Saperi e poteri. Informazione e cultura nella network society, Università Bocconi Editore, Egea, Milano, 2008, pp. 57-87. Edizione fuori commercio. Supplemento a “La Rivista dei libri”, n° 11, novembre 2008;
99. Postfazione a E. Bitsakis, La natura nel pensiero dialettico, PonSinMor, Torino, 2009, pp. 343-392:
100. Postfazione a R. e S. Paracchini, Storielle di Hermes. Dialogo vagabondo sull’informazione tra un giornalista e sua figlia, Cuec, Cagliari, 2009, pp. 207-228;
101. El espacio intermedio. Red, individuo y comunidad, Fragua Editorial, Madrid, 2009;
102. Ragione scientifica e saggezza umana, ‘Orientamenti sociali sardi’, 2, luglio-dicembre 2009, pp. 241-279;
103. L’«unidualità» dell’ambiente, il tempo e l’ontologia delle relazioni, in M. Alfano e R. Buccheri (a cura di), Tempo della fisica e tempo dell’uomo: Relatività e relazionalità, I.I.S. «Leonardo da Vinci»-Akousmata, Trapani-Ferrara, 2009, pp. 135-173;
104. Informazione e conoscenza: reti per unire o per dividere, in G.C. De Martin-F. Mazzocchio, Condividere il mondo. La dimensione universale del bene comune, Editrice a.v.e. Roma, 2009, pp. 109-132.
105. La svolta semantica. I luoghi della convergenza tra scientia e humanitas oggi, in R. Cirino. A. Givigliano, a cura di, Filosofia e scienza. Percorsi di ricerca e spazi di discussione, Aracne, Roma, 2010, pp. 13-45;
106. The Task and Function of the Translator, in P. Barrotta-A.L. Lepschy, Translation: Transfer, Text and Topic, Guerra Edizioni, Perugia, 2010, pp. 15-26;
107. La relazione naturale/artificiale tra rappresentazione, ibridazione, organizzazione, in M.C. Amoretti, a cura di, Natura umana Natura artificiale, Franco Angeli, Milano, 2010, pp. 195-216;
108. Tra inizio e principio: il problema del tempo e la nuova ontologia della relazione, in A. Pavan-E. Magno, a cura di,Antropogenesi: Ricerche sull’origine e lo sviluppo del fenomeno umano, il Mulino, Bologna, 2010, pp. 259-270;
109. Libertà e destino. Dario Antiseri con Popper e Gadamer, ‘Nuova Civiltà delle Macchine’, 4/2010, pp. 135-160;
110. Prefazione a A. Marinucci, Tra ordine e caos. Metodi e linguaggi tra fisica, matematica e filosofia, Aracne, Roma, 2011, pp. 13-29;
111. 226) S. Tagliagambe , G. Giannotta, Racconto mitico, spazio teatrale e sogno, in A. Malinconico (a cura di), Il sogno in analisi e i suoi palcoscenici. Drammatizzazioni, gioco e figurazioni, Edizioni Ma.Gi, Roma, 2011, pp. 19-69;
112. S. Tagliagambe, A. Malinconico, Pauli e Jung. Un confronto su materia e psiche, Raffaello Cortina, Milano, 2011;
113. La vita è sogno, in P.F Pieri (a cura di), La coscienza e il sogno a partire da Paul Valéry, Moretti & Vitali, Bergamo, 2011, pp. 47-96;
114. D. Antiseri, P. Maninchedda. S. Tagliagambe, La libertà, le lettere, il potere, Rubbettino, Soveria Mannelli, 2011;
115. I confini tra linea di demarcazione e porosità, in M. Guglielmi-M. Pala, Frontiere Confini Limiti, Armando, Roma, 2011, pp. 221-244;
116. Postfazione a F. Paoli, C. Crespellani Porcella, G. Sergioli, Ragionare nel quotidiano. Argomentare, valutare informazioni, prendere decisioni, Mimesis, Milano-Udine, 2012, pp. 225-245;
117. Il linguaggio delle utopie, in D. Antiseri, a cura di, La responsabilità del filosofo. Studi in onore di Massimo Baldini, Rubbettino, Soveria Mannelli, 2012, pp. 75-85;
118. La dialettica classica di forma ed evento come chiave di lettura del mondo contemporaneo, in L. Canfora-U. Cardinale, a cura di, Disegnare il futuro con intelligenza antica. L’insegnamento del latino e del greco antico in Italia e nel mondo, il Mulino, Bologna, 2012, pp. 69-87;
119. Sinisgalli e la “violazione dei confini”, in S. Morelli e F. Vitelli, a cura di, Il guscio della chiocciola, Studi su Leonardo Sinisgalli, Edisud, Salerno, 2012, pp. 23-29;
120. Il cielo incarnato. L’epistemologia del simbolo di Pavel Florenskij, Aracne, Roma 2013;
121. Biosfera, noosfera y el paralelismo entre la evolución de los organismos vivos y el desarrollo de la tecnología, in Neurocomunicación. Gestion de la Comunicación Social basada en las Neurociencias. Proyecto de InvestigaciónCS02011-28099 Informe 2012. Plan Nacional de I + D. Minesterio de Economia y
Competitividad: Secretería de Estado de Investigación, Desarollo e Innovación, ThinkCom-Editorial Fragua, Madrid 2013, pp. 21-46;
122. “Introduzione” a J. Timoteo Álvarez, Neurocomunicazione. Applicazioni delle scoperte neuro scientifiche alle scienze e all’industria della comunicazione,Aracne, Roma, 2014, pp. 13-41;
123. “Prefazione” a F. Rufo, Scienziati, politici, cittadini, Ediesse, Roma, 2014, pp. 9-25;
124. Comunicare la complessità e l’innovazione, ‘Notiziario 02/’15’, Ordine degli Ingegneri di Verona e provincia, pp. 33-38;
125. Pensare per modelli e vivere in un modello, ‘Riflessioni sistemiche’, n°13, dicembre 2015, pp. 141-155;
126. A lezione di “visione”, ‘La Cura’, Mensile di Consulenza filosofica, numero 1, gennaio 2016, pp. 42-47.